Cosa succede quando un figlio non risponde alle aspettative dei genitori?
Il counseling a supporto del rapporto genitori-figli.
Di Angiola Bellu


Quando gli sforzi non bastano
Le famiglie sono piccoli ecosistemi emotivi, dove ogni scelta, gesto o parola crea onde che si propagano ovunque. Basta che un figlio decida di seguire un copione tutto suo per trasformare il salotto in una zona di guerra e la cucina in un’aula di tribunale. E chi viene chiamato per primo a risolvere la crisi? Molto spesso la madre, che si può trovare nel ruolo di mediatrice universale, crocevia di emozioni e capro espiatorio dei conflitti domestici. Ma essere la “manager” delle emozioni familiari non è una passeggiata. Proviamo a immaginare una madre che torna a casa dopo una lunga giornata di lavoro con il sogno di una cena tranquilla e tre minuti di relax sul divano. La realtà? Litigi sui biscotti, insurrezioni contro l’ora di andare a letto e l’eterna sfida di non alzare la voce perché “un buon genitore dialoga, non urla”.
Nonostante tutto, i genitori non si arrendono mai. Si trasformano in cuochi creativi per convincere i figli a mangiare verdure, in coach motivazionali per far fare i compiti e in abili strateghi per mantenere l’equilibrio in casa. Ma anche il miglior repertorio può non bastare. Quando le energie si esauriscono e le soluzioni tradizionali falliscono, a quali risorse possiamo appellarci?
Il Counseling per cambiare prospettiva e trasformare il clima familiare
L’approccio più naturale è quello direttivo, che si focalizza sul cambiare i figli. Ma la famiglia è un sistema complesso: il comportamento di un figlio altro non è che l’espressione sintomatica di alcune dinamiche famigliari che non funzionano bene. Quindi una possibile chiave di volta è quella di cambiare il modo di interagire del genitore con i figli, e non cercare di cambiarli. Per farlo occorre che i genitori cambino i presupposti e le credenze con le quali interpretano ciò che un buon genitore deve fare, e vagliare nuove strategie comportamentali e comunicative che escano dalle abitudini che si sono consolidate negli anni. Un piccolo cambiamento nel sistema può innescare un grande cambiamento a beneficio di tutti.
Storie di successo: quando il cambiamento parte dai genitori
C’è Elena, per esempio, un’ingegnere che sognava una figlia campionessa. Maria, la sua bambina, invece detestava lo sport e ignorava l’importanza dell’aspetto fisico. Dopo tentativi falliti e frustrazione, Elena ha deciso di lavorare su se tessa grazie al counseling. Cambiando il suo atteggiamento, ha iniziato ad abbassare le sue aspettative e a scegliere un “gioco” che interessasse la figlia, come un 8 in una sfida di addominali. Ha imparato a celebrare i piccoli successi di Maria: questo semplice “brava” ben piazzato ha fatto miracoli, la pressione si è ridotta e la loro relazione è migliorata.
Poi c’è Veronica, madre di tre figli, che lottava contro il suo bisogno di controllo. Mattia, il piccolo ribelle, sfidava ogni regola: dal tablet a tavola alle liti per andare a letto. Grazie al counseling, Veronica ha messo in discussione una sua credenza, che si basava sull’idea che allentare le redini significa perdere autorità. Il primo passo è quindi stato quello di superare questa credenza e cominciare a riconoscere le emozioni di Mattia. Questa prima fase di rispecchiamento è stata la base per poter creare un clima di condivisione, all’interno del quale ha cominciato a coinvolgerlo nelle decisioni. Risultato? Mattia ha iniziato a collaborare, e il clima è diventato più sintonico.
Infine, Sylvie, madre di Fabio, un bambino vivace che rendeva ogni mattina e ogni pasto una sfida. Con il counseling, Sylvie ha introdotto un sistema di ricompense: timbrini e medaglie per i comportamenti positivi. Fabio, amante dei premi, ha risposto con entusiasmo, trasformando i rituali quotidiani in momenti di serenità. Questo ha le sue fondamenta nel riconoscimento di come funziona il figlio: c’è chi è motivato positivamente alla promessa di una ricompensa, come in questo caso, e invece chi è mosso dall’evitamento di una punizione. In PNL lo chiameremmo metaprogramma “direzione”, in un caso “verso”, nel secondo “via da”: l’individuazione e il ricalco di questi schemi mentali crea un setting di comunicazione molto efficace che può portare risultati insperati.
Una nuova visione per affrontare il caos
Queste esperienze nascono da un percorso ricco e profondo di counseling vissuto durante il triennio di formazione all’Istituto Modelli di Comunicazione. Storie autentiche che rivelano un dettaglio fondamentale: il cambiamento parte dai genitori. Il counseling in questi casi non interviene direttamente sui figli: può offrire a mamme e papà gli strumenti per rivedere le proprie reazioni, mettere in discussione convinzioni consolidate e osservare la situazione da un’angolazione nuova. Trasformare conflitti in opportunità e il caos in equilibrio è possibile. Per farlo bisogna cambiare prospettiva. E qui entra in gioco l’Intelligenza Sistemica, un concetto che si sviluppa su due fronti: da un lato, persone capaci di pensare in modo sistemico, creativo e strategico; dall’altro, sistemi che imparano, evolvono e crescono insieme.