Brexit, sistemi complessi e fallacia del tacchino

Ogni giorno i quotidiani danno largo spazio a proiezioni, ipotesi, piani d’azione, dichiarazioni. Fino ad oggi la sola cosa certa che sappiamo su Brexit è che si tratta di un groviglio inestricabile, i cui effetti si prolungheranno nel tempo allargandosi in modi imprevedibili.  E questo non lo diciamo noi, ma la Teoria della Complessità: un modello scientifico particolarmente adatto a descrivere dinamiche sociali  e di grandi organizzazioni. Vediamone alcuni punti.

Crisi
Ogni sistema complesso, nei momenti di crisi, è particolarmente sensibile a perturbazioni anche minime. Così lo 0,0025 della popolazione mondiale- tanti sono gli inglesi che hanno votato leave – ha innescato un sommovimento che comunque vada avrà effetti planetari di portata inimmaginabile.

La Fallacia del Tacchino
E’ un esempio inventato proprio da un famoso filosofo inglese, Bertrand Russell, per mettere in guardia contro l’inaffidabilità della logica induttiva, basata cioè sull’osservazione ripetuta di regolarità che portano a una generalizzazione sul futuro: è sempre andata così, dunque continuerà a farlo. Nell’esempio di Russell un ipotetico tacchino, dopo ripetute esperienze, arriva alla conclusione che ogni giorno della sua vita sarà tranquillo e ben rifornito di cibo. Conclusione che però sarà spiacevolmente smentita la mattina della vigilia di Natale. Molti inglesi che hanno votato per andarsene sono probabilmente caduti in questa trappola: l’Inghilterra per secoli è uscita vittoriosa da guerre e difficoltà di ogni genere, spesso facendo da sola là dove gli altri si erano ormai rassegnati. Logico dunque per loro pensare che anche questa volta una scelta diversa da tutti gli altri e controcorrente finirà per pagare. Resta da vedere quanto manca a Natale.

Imprevedibilita’
Sia i sondaggi pre-consultazione sia gli esperti bookmaker inglesi hanno fatto cilecca, portando i mercati a bruciare un cargo di miliardi. Peraltro non sarebbe nemmeno giusto esagerare con le critiche, visto che ogni sistema complesso – e una popolazione lo è – ha la caratteristica di essere intrinsecamente imprevedibile. Tanto più che le metodologie di raccolta dati per i sondaggi si fondano appunto su ciò che ha funzionato in passato (vedi Fallacia del Tacchino). Peggio per chi ci ha creduto.

Effetto domino
Tutti lo temono e sperano di scongiurarlo, ma per le caratteristiche di circolarità e totalità proprie di un sistema complesso, possiamo invece contare sul fatto che ci sarà. Solo che non sappiamo come sarà fatto e a vantaggio di chi produrrà i suoi effetti. Possiamo solo aspettare e tenere le cinture ben allacciate.

Paradosso democrazia vs. partecipazione
Gli esiti scioccanti del referendum leave/remain hanno sottolineato un paradosso moderno, ovvero la proporzionalità inversa tra partecipazione e governabilità e dunque incompatibilità pratica con il concetto di democrazia legato a partecipazione e rappresentatività.  Ciò non è peraltro dovuto alla cattiva volontà di qualcuno, quanto al fatto che il contesto attuale è talmente complesso che un uomo della strada non può avere nemmeno una pallida idea di cosa sia meglio scegliere per il suo stesso bene – a meno che le sue scelte restino in ambiti più adatti al suo livello di competenza standard, come un consiglio di quartiere in cui valutare i tipi di lampione per la piazzetta con la fontana.

Un nuovo assetto
Se i fattori contestuali che supportano la crisi persistono, un sistema può evolversi o disgregarsi. Solo una cosa non può fare: portare indietro le lancette e tornare al buon vecchio mondo di una volta. Eppure è proprio questo genere di cose che tante persone amano sentirsi promettere, e sono pronte a sostenere politicamente chi racconta queste panzane, aggravando così la situazione in cui si trovano. Comunque vada a finire, da ogni crisi emerge sempre un nuovo assetto più evoluto e complesso, che potrà assicurare un nuovo periodo di relativa tranquillità. A quale prezzo e in quanto tempo, rientra nel dominio dell’imprevedibilità.

Concludendo
I meno giovani hanno ancora memoria di quella straordinaria fase di stabilità, crescita e benessere diffuso che ha fatto seguito alla seconda guerra mondiale. Ma, come avverte l’economista Thomas Piketty, questa nella storia del capitalismo è un’eccezione, non la regola. Ci aspetta un futuro dove le qualità che contano non saranno quelle che ci hanno insegnato a scuola, ma piuttosto quelle che ci aiutano a improvvisare, creare, negoziare. E soprattutto a farcene una ragione.

[ Articolo di Camillo Sperzagni ]

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