Out of office? Impara a disconnetterti per davvero
Tempo di vacanze: ecco come evitare le trappole mentali che rischiano di sabotarle

Perché oggi è così difficile disattivarsi?
Nell’era della connessione continua, staccare davvero è una scelta radicale. Anche quando siamo fisicamente in vacanza, la mente resta online: email, notifiche, aggiornamenti, pensieri ricorrenti sul lavoro. Il risultato? Vacanze che non ricaricano, pause che non rigenerano.
Il nostro cervello, abituato a restare sempre operativo, fatica a mollare la presa. Ma riposare è una competenza: si può imparare, praticare, migliorare.
Quando “staccare” è impossibile: la sindrome da connessione continua
Sempre più persone faticano a lasciarsi andare durante le ferie. E non si tratta solo di abitudini: si tratta di meccanismi profondi. Uno dei più diffusi è la combinazione tra:
FOMO (Fear Of Missing Out) + bisogno di controllo = una vacanza sempre connessa, ma mai rilassata
Anche in un luogo da sogno, se la mente resta nel flusso delle attività quotidiane, il corpo non si rigenera. E questo vale anche (e soprattutto) per chi “ama il proprio lavoro”.
(A proposito di FOMO: approfondisci su wikipedia)
Se sei workaholic rischi di non rilassarti mai
Chi è workaholic spesso non si riconosce come tale: lavora per passione, è sempre disponibile, risponde anche nei weekend, si sente indispensabile. Ma dentro questa attitudine si nascondono diverse trappole psicologiche, te ne proponiamo alcune:
La sindrome dell’impostore
“Se mi fermo, qualcuno capirà che non valgo poi così tanto”
Molte persone si tengono in moto per paura che il loro valore venga messo in discussione nel momento in cui si fermano. Il lavoro diventa una conferma di identità.
La credenza limitante
Potresti riposarti e hai tutte le risposte per farlo, ma….non sta bene! “Mi dicono di riposarmi, ma se lo faccio mi sento in colpa.”
Spesso le stesse organizzazioni sono le prime a trasmettere, più o meno inconsciamente, il messaggio che fermarsi è un segno di debolezza, o di mancanza di dedizione. Ma anche i leader stessi, che proiettano il proprio stakanovismo come aspettativa sui propri riporti.
Il dialogo interno tossico
“Dovrei rilassarmi, ma…”. Se anche durante una passeggiata o un pranzo in riva al mare ti ritrovi a pensare alla to-do list, non sei presente: sei in vacanza solo per metà. Il corpo è in ferie, ma la mente è in riunione. E questo squilibrio, a lungo andare, non rigenera: consuma.
Bias mentali e metaprogrammi che sabotano il relax
Il nostro modo di percepire la realtà è influenzato da bias cognitivi (errori sistematici di giudizio) e metaprogrammi (schemi mentali che dirigono la nostra attenzione).
Eccone alcuni che potrebbero sabotare le nostre vacanze.
Bias del dovere
Una voce interna che ripete: “Se non fai qualcosa di utile, stai sprecando tempo.” È il retaggio di un’educazione che associa valore solo alla produttività.
Metaprogramma “orientato al problema”
Alcune persone notano prima ciò che non va. Anche in ferie. “C’è troppa gente”, “l’albergo non è perfetto”, “sto perdendo tempo”. Risultato: il cervello si sintonizza sulla mancanza, non sul piacere.
La percezione del tempo
Il tempo non è solo dato dalle lancette dell’orologio: è una variabile percettiva soggettiva.
Chi vive In-Time è immerso nel momento, ma rischia di perdere il senso del flusso temporale (“oddio, sono già passati 5 giorni e non ho fatto niente!”). Chi vive Through-Time osserva gli eventi da fuori, come su una timeline. Questo aiuta a dare struttura, pianificare, ma può creare distacco dal presente.
Usare la PNL per rallentare (senza sensi di colpa)
La Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) offre strumenti pratici per modificare il nostro stato interno, cioè in modo con cui percepiamo e rielaboriamo ciò che ci accade. Ecco alcune tecniche accessibili anche dopo un breve addestramento:
- Ancoraggio positivo
- La linea del tempo
- Sub-modalità
- Ristrutturazione di senso e di significato
- Tools emotivi
Qui trovi informazioni sui nostri corsi in partenza, anche online

Coaching Box: 5 domande per una vacanza che ti somiglia
Spesso, il primo passo verso il benessere è una domanda ben posta. Ecco un mini-percorso ispirato al modello GROW, usato nel coaching:
- Cosa vuoi portarti a casa da questa vacanza (da questa giornata)?
- E invece come stai vivendo il tuo tempo libero oggi? Cosa stai facendo per non rilassarti?
- Cosa potresti cambiare nel tuo modo di viverla?
- Quali risorse, persone, pensieri, attività a cui non hai ancora pensato potrebbero aiutarti?
- Se potessi attivare questi cambiamenti, qual è la prima cosa concreta che potresti fare da domani?
La vera rivoluzione è rallentare
In un mondo che ci vuole sempre sul pezzo, rallentare è un atto rivoluzionario. Il riposo non è perdita di tempo, ma un “ritorno al senso” che diamo alle cose e alla vita. Forse non possiamo sempre scegliere dove andare, ma possiamo scegliere come stare in quel luogo e in quel tempo. Buona vacanza, qualunque forma abbia per te.