L’apprendimento

Quale definizione possiamo dare di apprendimento?
Forse fare sempre nuove connessioni, riconnettere, ri-comporre il modello.
Mentre siamo in aereo possiamo pensare a quale effetto ci faccia esplorare la città a piedi o in auto, osservando tutti i particolari che incontriamo; mentre siamo in auto, in bici o a piedi e percorriamo le strade, ci possiamo chiedere che effetto abbia avuto su di noi la visione generale.

Qual è la connessione tra esplorare tutti i dettagli e sollevarsi con un pallone aerostatico per avere una visione diversa dall’alto?

Il nostro modo di apprendere compie un salto, un progresso, nel momento in cui ci soffermiamo sul nostro processo di apprendimento e impariamo qualcosa sul nostro modo di imparare, insomma impariamo ad imparare.

Dove sta l’informazione che noi prendiamo?
Quale rapporto tra “pieni” e “vuoti” nelle informazioni?
In genere la nostra attenzione si dirige più facilmente verso il pieno (il segno grafico, la parola scritta, l’informazione che possediamo); ma lo spazio vuoto determina lo spazio pieno tanto quanto il contrario, come le pause nella lettura e nella musica.
Inoltre l’informazione che noi usiamo è capta e non data, poiché alla base c’è sempre un’elaborazione da parte nostra, come minimo la scelta di dedicare attenzione e spazio a certe informazioni e non ad altre, di raccogliere e ordinare le informazioni con un qualche criterio.
Noi distinguiamo tra variabili di contesto (i limiti, ciò che non dipende da noi) e variabili di decisione (l’ambito di ciò che dipende da noi, su cui possiamo decidere, scegliere, influenzare).
Il sistema si assume sempre la responsabilità di elaborare le informazioni, quali che siano, e non importa quali siano le variabili di contesto in relazione alle variabili di decisione poiché il loro rapporto non è una variabile di contesto, ma di decisione! Ciascuno di noi infatti considera il “limite” secondo suoi criteri e ciò che costituisce un limite per qualcuno non lo è per altri; il nostro percorso di crescita dall’infanzia è pensabile come una continua sfida da parte nostra alle variabili di contesto per accrescere le variabili di decisione,per ampliare il nostro dominio decisionale.

Un aspetto importante nell’apprendimento ha a che fare con l’INTENZIONE.
Potremmo dire che la PNL è la scienza per lavorare con l’intento.
Secondo come noi orientiamo la nostra intenzione, tutto il resto segue.
Esistono due livelli di intento:
1° conscio
2° inconscio (intenzioni già stabilite, magari molto tempo fa, convinzioni, credenze…).

L’intenzione permea tutta la nostra vita e ci è facile a volte organizzare la nostra intenzione conscia, altre volte no perché le intenzioni inconsce creano interferenze, come nel caso del mancato raggiungimento di obiettivi, quando qualche intenzione del tutto inconsapevole si prodiga a “sabotare” gli sforzi che noi compiamo per ottenere un certo obiettivo, e trascuriamo il messaggio che ce ne deriva.
La proiezione futura (imparo una cosa, mi faccio una rappresentazione, uno scenario in cui la sto utilizzando nel futuro, così riesco a valutare cosa e come ho appreso) è un modo per programmare l’interfaccia tra livello conscio e inconscio. Se nel futuro abbiamo una proiezione abbastanza forte (una rappresentazione ricca di ciò che succederà, completa di tutti i canali sensoriali – cosa vedo, ascolto, mi dico, provo e sento) l’inconscio si accorderà, con il risultato di avere a livello conscio nuovi strumenti (se siamo intenzionati a imbucare una lettera e ci facciamo una rappresentazione ricca di questo comportamento, senza rendercene conto localizzeremo proprio le buche delle lettere).

“Programmare” l’intenzione è quindi molto importante per apprendere.
L’intenzione stabilisce una direzione, comprende aspetti ampi; la decisione è più collegata alle strategie.
L’intenzione direziona soprattutto l’attenzione.
L’intenzione è anche avere più scelte rispetto al modo in cui orientiamo la nostra attenzione.L’attenzione può variare a seconda della rappresentazione sensoriale, può avere una focalizzazione ampia o ristretta, orientata all’esperienza esterna o interna, con un mix vario.

C’è differenza tra la nostra rappresentazione di ciò che c’è fuori e la rappresentazione di noi che ci facciamo questa rappresentazione.
Esempio: voi avete una rappresentazione dell’esperienza di questo momento, in cui leggete questi appunti. Ora vi fate una rappresentazione di voi che vi state rappresentando questo momento di lettura.
Nella seconda abbiamo qualcosa con cui ci possiamo mettere in relazione e gestire!
L’attenzione è un prerequisito della memoria; la rappresentazione della rappresentazione è il modo in cui la nostra esperienza e il mondo esterno diventano disponibili al nostro interno.
Molti bambini (e adulti!) pensano che stare attenti significhi avere la postura di chi è attento. Può essere necessario ma non sufficiente.
Ci è utile scoprire modi di elaborare interni rispetto a intenzione e attenzione, ad esempio dandosi un compito specifico durante un’interazione, per scoprire come lo portiamo a termine. Potrebbe essere ricordare i nomi di tutti i partecipanti intervenuti ad un party mentre intratteniamo relazioni con loro, o tenere il conto di quante volte il relatore usa un certo vocabolo mentre ne ascoltiamo con interesse e comprensione la conferenza.

L’attenzione e l’apprendimento sono connessi anche con il raggiungimento ed il mantenimento di uno stato emotivo adatto.
La PNL offre importanti contributi alla gestione degli stati interni: come sono fatti? Come vi accediamo consapevolmente e/o inconsapevolmente? E come ne usciamo, per entrare in un altro? Come ne manteniamo uno acquisito?
Far sì che l’aula mantenga uno stato emotivo di risorsa verso l’apprendimento è la sfida continua a cui si trovano di fronte gli insegnanti…
Spesso apprendiamo anche senza uno stato emotivo adatto: non solo è più faticoso e meno motivante, ma occorre anche ricordare che, se ho appreso qualcosa a partire da uno stato spiacevole (k-), per ricordare quella cosa occorre che io riacceda a quel k-!

Quando apprendiamo, percorriamo quello che è chiamato il ciclo della competenza.

Incompetenza inconscia: non so fare una cosa e al momento non ho idee chiare su cosa mi occorre (come i bambini quando vogliono fare il capostazione o guidare l’auto).
Incompetenza conscia: ancora non so fare quella cosa, ma comincio a scoprire cosa occorre (in termini di distinzioni sottili, micro, non semplicemente macro)
Competenza conscia: area della goffaggine; ci metto tutta la mia attenzione consapevole per fare la cosa che sto imparando, come imparare a leggere o a scrivere ( in prima elementare, allenarsi a scrivere una “a”, ricordarsi come si fa una “q”: da dove deve uscire il ricciolo? Come farla bella tonda?) o a guidare l’auto ed usare il computer le prime volta che l’abbiamo fatto
Competenza inconscia: dopo un certo numero di volte o tempo di allenamento, lo facciamo senza pensarci più, in automatico, e lì scatta l’abilità di performance.
Il ciclo si ripete ad un altro livello ogni volta che perfezioniamo o modifichiamo una prestazione in cui siamo già abili.

Quali passaggi costituiscono il processo di apprendimento?

INTENZIONE: io intendo……..mi predispongo alle seguenti attività
ATTENZIONE: sono attento a……presto attenzione all’input esterno; mi faccio una rappresentazione interna (v/a)
CONTENIMENTO: contengo, confronto, mi rappresento ciò a cui ho prestato attenzione; mi creo uno schema mentale (v/a); verifico la sua congruenza e accordo con ciò che conosco già (v/a/k); faccio una verifica operativa pratica;verifico la corrispondenza alla mia intenzione originaria utilizzando lo schema del TOTE (Test, Operator, Test, Exit)
RITENZIONE: ritengo, simulo, trattengo, mi rappresento ciò a cui ho prestato attenzione/verificato (v/a); mi proietto in situazioni in cui tutto ciò potrebbe essermi utile
ESTENSIONE: estendo, mi rappresento ciò che ho verificato/trattenuto; considero in quali altri modi e contesti posso applicarlo/adattarlo/svilupparlo

Come mi organizzo?
Pianificazione: considero metodi, materiali, tempi
Preparazione: definisco l’obiettivo e la sua evidenza (come saprò di averlo raggiunto?); accedo allo stato emotivo adatto; cosa vedo/ascolto/sento? Immagino di avere già imparato: come mi sarà utile?
Attività di apprendimento: leggere, ascoltare, osservare, notare…; riflessione, revisione, e di nuovo cosa vedo/ascolto/sento?
Applicazione/praticaverifico, metto alla prova, uso
Revisione: Revisione esterna: leggo appunti, ne parlo, lo metto in atto, lo faccio. Revisione interna: stato rilassato; cosa vedo/ascolto/sento? Attuo un passaggio da passato a futuro)
Verifica finale: cosa è certo/sicuro ora? Cosa non lo è? L’obiettivo è stato raggiunto? Cos’altro ho imparato? Cosa viene adesso?

[di Ileana Moretti]